Post n°461 pubblicato il 13 Agosto 2013 da ziagiuditta0
Poiché ha citato l’Euro, approfondiamo questa tematica: dovrà ammettere che le posizioni delM5S, anche nei confronti dell’Unione Europea, non sono sempre chiarissime. Talvolta si parla di uscita, magari con un referendum, come hai fatto tu adesso, altre volte invece si chiede di rimanere per “cambiare le cose dall’interno” in direzione di un’“Europa dei popoli” come auspicato anche da SEL che in una risoluzione dell’On. Gennaro Migliore, votata compattamente anche dal M5S, chiede “una vera unione politica del continente in senso federale al fine di realizzare l’obiettivo degli Stati uniti d’Europa” e “il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, giungendo anche all’elezione diretta del presidente della Commissione europea”. Resta il fatto però che l’Unione Europea è stata fondata su trattati liberoscambisti che continuano a mangiarsi poco a poco anche gli ultimi brandelli di sovranità e che, inoltre, molte direttive vanno in senso di una privatizzazione spinta e le gare d’appalto europee sono nettamente in contrasto con l’ottica del chilometro zero. Secondo alcuni studiosi, quali Fabrizio Tringali e Marino Badiale, se si vogliono difendere i beni comuni e se si vuole garantire un minimo di stato sociale non vi sarebbe altra soluzione che un’uscita dell’Italia non solo dall’Euro, ma anche dall’UE. Tu come la pensi?
Se noi togliamo all’Europa la gestione della sovranità economica e monetaria dei paesi riusciamo a fare un’Europa dei popoli. Questo è molto semplice dal punto di vista logico. Perché oggi l’Europa ha un solo obiettivo: quello di gestire la sovranità monetaria e nient’altro; invece noi abbiamo bisogno principalmente di un’Europa politica, che significa ad esempio che il Parlamento Europeo deve cominciare ad avere il massimo potere decisionale, cosa che invece oggi è in mano al Consiglio Europeo e alla Commissione Europea. Noi cerchiamo di fare di quello che in realtà il M5S sta chiedendo anche in Italia, perché quando noi chiediamo la centralità del Parlamento, chiediamo che le decisioni non vengano prese dai delegati dei rappresentanti del popolo, ma dai rappresentanti del popolo. Se noi riusciamo a fare un’operazione nella quale ci sono referendum sull’Euro in Italia, nel quale si valutano scenari alternativi, e tra questi c’è una possibilità per cui l’Europa perda il monopolio della gestione della sovranità monetaria dei vari stati, parliamo quindi della BCE, l’Europa si svuoterà del suo potere impositivo economico e comincerà a ragionare più politicamente. Io non butto tutto di quello che c’è scritto nelle varie direttive europee. Se pensiamo alla privatizzazione dei servizi, si tratta di una scelta dei paesi, non un’imposizione. L’Italia ha privatizzato l’acqua selvaggiamente dicendo che ce lo chiedeva l’Europa, ma l’Europa non ha mai detto questo, perché dava delle alternative, come ha dato delle alternative sulla questione delle gare d’appalto, che prima di tutto erano un sistema integrato informatico, come il Consip, che doveva servire per evitare la corruzione. Ultimamente, le uniche normative decenti che abbiamo fatto in Italia sono state tali principalmente perchéabbiamo acquisito delle norme europee, anche se poi le abbiamo sfruttate a nostro piacimento quando bisognava fare business su beni pubblici come l’acqua e i beni demaniali.
Ecco, sull’acqua pubblica. A che punto siamo con la legge per la ripubblicizzazione della gestione delle risorse idriche?
Nella Commissione Ambiente c’è un tavolo intergruppi per cercare di arrivare ad una conclusione. IlM5S avrebbe potuto decidere di presentare una propria proposta di legge e portarla allo scontro in Aula, invece come al solito noi siamo un MoVimento che è molto disponibile al confronto e abbiamo aperto questo tavolo intergruppi nella Commissione Ambiente e si sta producendo, assieme aicomitati dell’acqua pubblica, la migliore legge per poterla portare in Parlamento. Speriamo solo che non venga svuotata dei suoi significati principali, come molto spesso succede quando PD e PDL sono dentro, ovvero le lobby dell’acqua sono dentro a questi tavoli intergruppi. Altrimenti noi porteremo avanti la nostra proposta, che è la madre che viene dai comitati dell’acqua pubblica, cosa che abbiamo ribadito più volte. È successo anche per la legge sull’omofobia, dove Scalfarotto del PD aveva presentato una buona legge, che noi avevamo firmato, e poi lo stesso Scalfarotto ha cominciato un compromesso al ribasso con il PDL e, alla fine, nella legge sull’omofobia non si fa praticamente più riferimento all’omofobia. Adesso la legge che verrà approvata sarà svuotata di tutti i significati principali per i quali era nata.
Se Letta dovesse rassegnare le dimissioni il M5S sarebbe pronto per proporre un suo governo? In quel caso quali sarebbero le modalità di selezione dei ministri? Si potrebbero coinvolgere personalità “super partes”, esperti, oppure potrebbe essere composto solamente da deputati e senatori cinque stelle?
Non nascondo il fatto che dopo 6 mesi, quindi rispetto ai primi giorni della legislatura, ti parlo personalmente, adesso ho molto più delineate le personalità dei miei amici e colleghi del MoVimento 5 Stelle in Parlamento e non escludo che tra di loro ci possano essere dei ministri, perché ci sono persone che vengono da realtà d’impresa che conoscono meglio le cose degli attuali ministri che si occupano di sviluppo economico e di innovazione. Da un altro punto di vista, credo che sarà inevitabile coinvolgere persone esterne. Ma il M5S in cinque-sei giorni, con un mandato esplorativo affidatogli dal Presidente Napolitano, sarà in grado di formare un governo cinque stelle che possa fare quelle cose utili che servono al nostro paese.
Non sarebbe forse opportuno costituire una sorta di “governo ombra” per avere dei nomi già scelti e conosciuti?
Quella del “governo ombra” è un’idea sbagliata perché esiste già un governo ombra che è quello deicittadini che hanno votato il MoVimento 5 Stelle e che continuamente ci fanno arrivare input nuovi che migliorano il nostro operato politico in Parlamento. Il “governo ombra”, come lo immaginava il PDquando Veltroni perse le elezioni, fu un’idea sbagliata e venne abbandonata dallo stesso PD, perché non si può pensare di avere dei singoli referenti per ogni questione. Quando ci sarà bisogno di fare il governo, lo faremo con dei ministri a capo dei dicasteri e porteremo avanti l’operato politico come M5Sche però si dovrà interfacciare con delle maggioranze in Parlamento ben precise, che dovranno essere trasversali ai partiti, a quanto ovviamente si rileva dallo scenario politico attuale. Il “governo ombra” esiste già, quello dei milioni di cittadini che ogni giorno ci scrivono e ci mandano le proposte.
Se invece si dovessero sciogliere le camere, pensate come M5S di essere pronti per eventuali elezioni anticipate? In quel caso, ripetereste le modalità di selezione dei candidati adottate per le “Parlamentarie” nell’ultima tornata elettorale, oppure modifichereste qualcosa in questo procedimento?
Noi saremo pronti sicuramente per le elezioni. Certo, abbiamo dovuto usare il sistema delleParlamentarie perché c’era il Porcellum, ma mi auguro che la prossima volta non andremo a votare con questa legge elettorale. Non credo che avremmo più bisogno di un sistema del genere se cambierà la legge elettorale, vedremo poi cosa servirà.
Che tipo di legge elettorale caldeggerebbe?
Come si studia molto spesso anche sui libri di diritto costituzionale, l’Italia è un paeseproporzionalista, perché ha un territorio variegato, con identità variegate; i dialetti del Sud non sono comprensibili alle persone del Nord e viceversa. È un paese che ha bisogno di un sistema proporzionale perché deve assicurare innanzitutto la rappresentatività. Detto questo ci serve anche un sistema che assicuri la governabilità. Ci sono tante esperienze, noi a settembre metteremo sul portale una serie di proposte che vengono dai nostri componenti della Commissione Affari Costituzionali; immagino una legge che sappia dire chi ha vinto e chi ha perso il giorno dopo le elezioni, soprattutto, però, che assicuri la rappresentatività di tutte le forze politiche, in modo tale che non ci sia quel meccanismo perverso del voto utile che abbiamo visto in questi anni. Un assist fatto dalla legge elettorale del “Porcellum”, che è piaciuta a tutti ma di cui abbiamo visto i risultati con quella maggioranza perversa che abbiamo in Senato.
Come vedresti una prossima campagna elettorale, sempre trascinata da Beppe Grillo, oppure più “corale”, con il vostro coinvolgimento diretto attivo e non solo con una vostra comparsa al termine del comizio?
Il nostro coinvolgimento attivo c’è stato anche nella precedente, anche se in modo differente, perché quando Beppe girava i capoluoghi noi ci facevamo tutti i paesini di provincia sotto i gazebo, quindi c’è stato sempre un coinvolgimento corale. Adesso però è chiaro che i personaggi sono un po’ più conosciuti dai cittadini, quindi sarà anche più semplice arrivare alle persone di quanto non lo fosse prima.
Sta facendo discutere il ddl costituzionale C 1359 per istituire un “Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali” che aggirerebbe le modalità di revisione costituzionale previste dall’articolo 138 della Costituzione, che è quello che la rende rigida. Grazie all’opposizione del M5S l’approvazione è slittata ai primi giorni di settembre. Come Corretta Informazione continueremo a seguire questo tema. Comunque sia, se dovessi proporre una riforma costituzionale, quale parte modificheresti?
Quando c’è stato il momento in cui il Parlamentoimpegnava il Governo a fare delle riforme costituzionali – cosa abbastanza anomala, perché il Parlamento dovrebbe impegnare se stesso a fare le riforme costituzionali – noi presentammo una mozione che, prima di tutto, pensava di cambiare laCostituzione attraverso le regole decise dai padri costituenti, cioè il 138. Questo dice che sono leCamere, con doppia lettura a distanza di tre mesi, ad approvare ddl costituzionali; se non c’è la maggioranza dei due terzi si va a referendum senza quorum confermativo. Noi abbiamo proposto di fare un referendum preliminare con i cittadini per chiedere che forma di governo vogliono e quali cose modificherebbero della Costituzione, attraverso un referendum propositivo. In un secondo momento si sarebbe andati a fare le riforme indicate dai cittadini in quel referendum. Però sia chiaro: quello che sta succedendo non ha nulla a che fare con ilpresidenzialismo o il superamento del bicameralismo perfetto, questo lo ripeto anche a me stesso, perché il punto fondamentale è che il 138 in questo momento è la porta della nostra casa dei diritti,che è la Costituzione. Con queste modifiche si sta buttando giù la porta per chi vuole saccheggiare la casa dei nostri diritti. Il concetto invece dovrebbe essere: modifichiamo la Costituzione, aggiorniamola, innoviamola, se è opportuno farlo; noi ad esempio siamo molto attenti a voler innovare gli strumenti didemocrazia diretta. Credo che padri costituenti si fidassero molto del popolo, altrimenti non avrebbero inserito un referendum confermativo senza quorum per modificare la Costituzione. Da questo punto di vista c’era una grande fiducia nelle persone. È logico che in quel momento storico si usciva da una fase in cui c’era una grandissima tendenza all’autoritarismo del leader e, quindi, si è cercato di spalmare le responsabilità su più persone con una forma di democrazia parlamentare, in cui ilParlamento era centrale. Oggi, invece, ci troviamo in un’altra situazione, in cui noi come M5Srivendichiamo la funzione del Parlamento come luogo in cui siedono i rappresentanti del popolo, solo che per noi quei rappresentanti sono dei portavoce. Che significa? Se presentano un programma in campagna elettorale lo devono realizzare e tutte le altre scelte che non stavano nel programma vanno fatte in una consultazione con i cittadini. Ovviamente un programma è un’idea di paese, che tiene dentro le grande questioni; quelle minori vanno prese insieme ai cittadini con referendum propositivi senza quorum, con l’obbligatorietà di discussione delle proposte di legge di iniziativa popolare, attraverso strumenti come il Recall, che permettono di controllare gli eletti. Il Recall in Svizzera e negli Stati Uniti permette ad un numero di cittadini di raccogliere le firme per rimettere in discussione l’elezione di un parlamentare o di un componente di una giunta o di un cantone. Il principio deve essere questo: lademocrazia diretta deve servire a controllare e a far sentire controllata quella rappresentativa. Oggi, purtroppo, non abbiamo più un sistema repubblicano che si regge così come è, ma ha bisogno di un altro controbilanciamento che è quello della democrazia diretta.
Infine, cosa risponderesti a chi dice che i parlamentari sono tutti uguali? Che senso ha impegnarsi in politica? Insomma, chi te lo fa fare?
In questo momento mi sento come una di quelle persone che sta cercando di cambiare le cose intorno a sé, democraticamente, in prima persona e assieme a tanti altri. Siamo riusciti ad ottenere risultati importantissimi in questi anni, soprattutto in questi mesi in Parlamento, e credo che stiamo contribuendo anche a una rivoluzione culturale, ossia a un nuovo modo di approcciarsi alla politica. Noi ci riduciamo lo stipendio, restituiamo i soldi allo Stato, li trasferiamo alle piccole e medie imprese, cerchiamo di tenere insieme i cittadini che ci fanno delle proposte, rendendoli partecipi dell’attività politica. La politica come era prima, quella dei partiti, non ha persone tutte uguali dentro, ma il problema è che all’interno di quei partiti comandano in pochi e anche quelli buoni alla fine, per la paura dell’espulsione, votano con il gruppo; è successo decine di volte in questa legislatura. Ma se noi cominciamo a cambiare l’approccio e dire che sono una persona libera, che entro in politica senza alcuna lobby o persona che mi ha finanziato la campagna elettorale, se devo rispondere solo ai cittadini che mi hanno eletto e devo fare il portavoce senza credermi un grande statista solo per il fatto di essere in Parlamento, allora facciamo da una parte una rivoluzione culturale e dall’altra diamo il buon esempio. Il limite dei due mandatiche noi ci siamo dati e che auspichiamo venga introdotto nelle riforme costituzionali è il modo per dire che tutti hanno un’occasione. Alla fine dei due mandati vedo che cosa ho portato a casa per i cittadini italiani: se non avrò portato niente a casa, male; se avrò portato a casa qualcosa, bene. Ma in ogni caso la mia esperienza finirà e lascerò il posto ad altri. L’unico modo per salvare questo paese è parteciparee ognuno di noi deve dare un contributo in qualunque ambito, altrimenti se vediamo la politica come chi te lo fa fare, alla fine possiamo anche scegliere di non farlo, ma subiremo le scelte scellerate di chi lo ha fatto.
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martedì 13 agosto 2013
INTERVISTA A LUIGI DI MAIO (M5S), VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI,2° e ultima parte
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