lunedì 22 luglio 2013

Isochimica, il M5S presenta un emendamento al “decreto del fare"

Grattavano dai pannelli l’amianto a mani nude, senza abiti da lavoro, solo con una mascherina sul viso, inalando per otto, dieci ore al giorno fibre pericolose per la salute umana. Erano poco più che ventenni. Molti di loro, rientrando a casa la sera, abbracciavano i propri figli avendo addosso i vestiti con cui avevano lavorato. In dieci ci hanno già lasciato. La maggior parte degli altri è ammalata senza possibilità di guarigione.
Sto parlando dei dipendenti dell’Isochimica di Avellino, che dal 1982 al 1989 ha scoibentato carrozze ferroviarie quasi in pieno centro città. Insieme hanno iniziato una battaglia per ottenere il riconoscimento del diritto al prepensionamento perché, pur affetti da patologie absesto correlate, sono costretti a lavorare per curarsi e campare la famiglia…
Lunedì mattina approderà in aula, per la discussione, il cosiddetto decreto del fare per il quale il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento che riguarda il caso della fabbrica dei veleni. Proponiamo di aggiungere all’articolo 32 il comma 6-bis che contiene, tra l’altro, la soppressione del limite minimo dei dieci anni di esposizione all’amianto previsto dal comma 8 dell’articolo 13 della legge n.257/1992 e successive modificazioni ai fini delle prestazioni pensionistiche. Ci avevano chiesto fatti. Ora è tutto nero su bianco.
Ecco perché chiedo agli altri deputati irpini uno scatto d’orgoglio in avanti, una presa di posizione chiara e seria, un gesto responsabile che riconcili la politica con le esigenze della gente. Di quella gente che sta pagando un prezzo altissimo per aver svolto il proprio dovere in un luogo di lavoro malsano e che combatte da anni contro il muro di gomma di una classe dirigente cinica, assente o sorda. Auspico che i deputati presenti al tavolo istituzionale del primo luglio presso il Comune di Avellino ed i rispettivi gruppi parlamentari votino a favore dell’emendamento perché ciò rappresenterebbe il momento concreto di sintesi delle posizioni espresse in quella sede ed unsegnale tangibile di sensibilità verso una questione di giustizia sociale che non dovrebbe avere colore politico. Ma perché ciò accada occorre che il Governo non ponga la questione di fiducia al decreto. Mi auguro, quindi, che i gruppi parlamentari che sostengono la maggioranza si facciano portavoce della necessità di scongiurare tale sciagurata ipotesi che vanificherebbe la speranza dei lavoratori di ottenere finalmente il riconoscimento di un sacrosanto diritto. Facciamo in modo che quella di lunedì non sia l’ennesima occasione persa.

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