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sabato 24 agosto 2013

Intanto Letta compra armi

di Gianluca Di Feo
Caccia, blindati, elicotteri, fregate: le spese militari aumentano in modo clamoroso. Grazie a un trucco: i costi non ricadono sulla Difesa, ma sullo Sviluppo economico. E dopo gli F35, , per l'Eurofighter
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mercoledì 31 luglio 2013

"F35? No penali per il ritiro Ma abbiamo già speso 3,5 miliardi per aggiornare la portaerei Cavour"


Roma, 31 luglio 2013 - "Si dice che se ci ritiriamo dal programma degli F35 non avremo penali. Ma abbiamo già speso 3 miliardi e mezzo di euro per la portaerei Cavour che dovrebbe ospitare gli F35 a decollo verticale. Allora non capiremmmo per quale ragione abbiamo speso quei soldi". Lo ha affermato il ministro della Difesa Mario Mauro nel corso di una audizione al Senato davanti alle commissioni congiunte di Difesa, Esteri e Politiche europee in vista del consiglio europeo della difesa di dicembre 2013.
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LA DIFESA UE - Complessivamente l’Europa spende per la Difesa più che la Russia, la Cina e il Giappone messi insieme, ma "l’inefficienza sta nel fatto che questa spesa non è né unica, né coordinata tra i 27 Paesi membri: ciascuno va sostanzialmente per la sua strada", dice il ministro. "Tutti i Paesi europei - ha spiegato Mauro - stanno riducendo quelle capacità operative che sono più costose da mantenere, ma così facendo, l’Europa nel suo complesso si ritrova con una pluralità di eserciti nazionali più piccoli e meno capaci, divenendo essa stessa meno capace di giocare un ruolo significativo sulla scena mondiale".
I dati del 2011 indicano che i Paesi europei hanno speso nel complesso 29,2 miliardi di europer l’acquisizione di sistemi d’arma ed equipaggiamenti. Ebbene, ha fatto notare il ministro, "di questi, solo 7,3 miliardi sono andati a programmi di acquisizione condotti in cooperazione tra due o più Paesi dell’Unione. Per la restante parte, ciascuno ha fatto per sé".
Per invertire questa tendenza si guarda con speranza al Consiglio europeo del prossimo dicembre che vedrà riuniti i capi di Stato e di Governo dei 28 paesi dell’Unione per discutere della difesa comune europea. "Non possiamo eludere la necessità - ha sottolineato Mauro - che l’Europa nel suo insieme si doti di capacità comuni, cioè propriamente europee e non semplicemente nazionali e condivise con gli altri".
E l’Italia, ha aggiunto, "che ha una storia sessantennale di assunzione di responsabilità in questo campo, ha il dover di essere nella pattuglia di testa quando si tratta di favorire la crescita della difesa europea. Dobbiamo quindi concepire il Consiglio di dicembre come il punto di partenza per una fase, spero breve, di forte accelerazione del percorso di integrazione in tema di difesa".
In questo senso, ha proseguito, "l’Europa deve saper assumere più ampie responsabilità in materia di sicurezza internazionale. Non condivido la visione di una Nato pienamente operativa e capace di operare con efficacia in tutte le crisi militari, contrapposta ad un’Europa che fa da 'crocerossina', giunge a sostegno di tali operazioni, contribuendo sul piano umanitario o economico".

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